Privacy: il cambio di direzione

Immaginiamo che vi servano dei nuovi pantaloni, entriate in un negozio qualunque e diciate:

Vorrei un paio di jeans neri.

Guardi, ne ho un paio che si addice molto di più alla sua disponibilità finanziaria, alla sua personalità, alla sua età e, guarda caso, in tutti gli altri negozi che ha visitato non avevano lo stesso modello che ho io.

Se il/la commesso/a vi rispondesse così come reagireste?
Ecco, questo è quello che potrebbe succedere se voi acquistaste (in un negozio e/o online, senza
troppe differenze) e non foste protetti da una legge sulla privacy. Potreste anche dire che, per
quanto un simile colloquio potrebbe risultare un po’ invadente, vi faciliterebbe nella scelta e
velocizzare lo shopping.

Mettiamo allora caso che voi vogliate comprare l’ultimo modello di smartphone appena uscito. Il commesso vi guarda e dice:

Guardi, non glielo vendo: lei si muove poco e utilizza il telefono come se fosse il 1995.

Magari, uscireste infuriati dal negozio. Chi si può permettere di sapere tutto quello che fate con il vostro telefono?

Ecco, la normativa sulla privacy serve sostanzialmente a proteggere tutti i consumatori: persone fisiche, esseri umani dunque,
e persone giuridiche, aziende. Ora, esisteva già dal lontano 2003 una legge italiana di protezione dei dati personali,
il famoso D. Lgs. 196/2003, la quale, tuttavia, aveva un problema fondamentale, tipico del diritto: l’essere in ritardo
rispetto al progresso e all’innovazione tecnologica. Ormai è possibile geolocalizzare ogni dispositivo elettronico in pochi
secondi, è possibile sapere tutto della navigazione web di ogni utente, si può profilare ogni persona e mirare ogni
aspetto pubblicitario, etc.

L’UE ha deciso di mettere un freno a tutto questo o, per meglio dire, di regolarlo: dal 25 maggio 2018 sarà applicato
il nuovo Regolamento Europeo 679/2016 che si applicherà uniformemente all’interno di tutta
la comunità europea e, inoltre, a tutte le aziende che trattano dati di cittadini europei. Un enorme passo avanti:
la riservatezza e la protezione dei dati dei cittadini europei sarà garantita dal più grande leader economico mondiale.

Ma, alla fine dei conti, che importa alle aziende di questa legislazione?

Tutte le aziende trattano dati, è impossibile negarlo: chi più chi meno trattiamo dati di altre aziende o di cittadini privati,
a seconda del servizio reso, e, proprio per questo, dovremo adeguarci a questa normativa.

Un’altra legge, altre carte.

Sì e no. È vero, bisognerà fare altre “carte”, altre dichiarazioni, e rivedere molte cose ma non si può più tergiversare: il
nuovo regolamento impone cambiamenti non esclusivamente pratici ma, e questo è il punto più dolente, di mentalità. Avete capito
bene: se il D. Lgs, 196/2003 era una legge statica che diceva cosa fare, quali misure adottare, etc., ora, invece, il Reg. UE
679/2016 impone un nuovo concetto: l’accountability.

Accountability si può tradurre, letteralmente, come “responsabilità” ma questa traduzione non rende conto dell’utilizzo nel
settore della privacy: infatti, l’accountability privacy prevede sì la responsabilità ma anche la responsabilizzazione dell’impresa
ovvero non basterà più il semplice pezzo di carta o l’adozione delle misure minime di sicurezza per salvaguardarsi dalle sanzioni
amministrative e penali ma si dovrà andar oltre. Oltre dove? Quello a cui mira il nuovo regolamento è porre il rispetto per la
riservatezza e la protezione dei dati personali al primo posto nella lista degli obblighi aziendali e, parimenti, sensibilizzare
tutti all’importanza di questa disciplina e informare tutti i cittadini europei sui propri diritti fondamentali.

Ora, questo sembra un grosso impegno fine a se stesso, ad una prima occhiata, giusto? Invece è possibile trasformare quest’obbligo
in una risorsa: porlo in primo piano ai propri clienti andrà ad aumentare l’immagine aziendale, in primis¸ e, se ben strutturato,
potrà diventare un servizio remunerativo per la vostra azienda.

Non lasciarti sfuggire quest’opportunità:
aumenta il tuo business con la privacy!